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Il 2022 è stato segnato da una serie di eventi di portata eccezionale, che hanno messo in evidenza le fragilità intrinseche al sistema energetico europeo. I timori per la continuità e la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico nei mesi invernali hanno costretto numerosi Stati, tra cui anche la Svizzera, ad adottare misure straordinarie per creare riserve e contenere i consumi. I mercati hanno reagito all’evolversi della situazione con un massiccio aumento della volatilità e dei prezzi dell’energia elettrica all’ingrosso, che hanno raggiunto livelli mai toccati in precedenza. Gli effetti si faranno purtroppo sentire sulle tariffe dei consumatori per alcuni anni ancora.
L’inverno mite ha permesso di superare la fase acuta dell’emergenza senza particolari disagi, ma la crisi non può dirsi rientrata. I problemi emersi sono di natura strutturale e potranno essere superati soltanto attraverso un potenziamento delle infrastrutture di produzione e distribuzione dell’energia elettrica.
In questo contesto, il Ticino è stato ulteriormente penalizzato dal prolungarsi del periodo di siccità, che a Sud delle Alpi si é protratto per oltre due inverni consecutivi. La produzione idroelettrica cantonale nel 2022 è stata del 40% inferiore alla media pluriennale, portando AET a chiudere l’esercizio con una perdita di 56 milioni di franchi.
Il 2023 è iniziato sulla scia dell’anno precedente: la pressoché totale assenza di precipitazioni nevose durante l’inverno ha comportato un ulteriore calo della produzione idroelettrica cantonale, che alla fine del terzo trimestre risultava del 30% al di sotto della media pluriennale. Fortunatamente le precipitazioni degli ultimi mesi hanno permesso di riempire i bacini di accumulazione, garantendo le riserve d’acqua necessarie ad affrontare l’inverno con maggiore serenità rispetto a 12 mesi fa. La minor produzione della prima parte dell’anno non potrà tuttavia essere recuperata ed anche i risultati dell’esercizio 2023 di AET si annunciano negativi.

Giovanni Leonardi, Presidente del CdA AET