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Verso un futuro con sole fonti rinnovabili

26 Maggio 2021

Un vero cambio di marcia. Lo Stato del Canton Ticino si “riprende” la sua acqua, o meglio la gestione degli impianti idroelettrici. Non sarà domani, ma il processo è avviato e apre davvero una nuova epoca. “Il Cantone – ci dice Christian Vitta, Consigliere di Stato e direttore del DFE – assumerà un ruolo sempre più centrale nella gestione delle proprie risorse naturali”.

Diga del Sambuco
Il Lago Sella

Col messaggio varato dal Consiglio di Stato lo scorso febbraio si apre una nuova epoca nella gestione delle acque ticinesi. Dopo oltre settant’anni il Ticino tornerà proprietario del suo “oro blu”. Una bella sfida Consigliere Vitta. Siamo pronti ad affrontarla, e non solo da un punto di vista finanziario?

Lo siamo. Questo non è solo un momento significativo, che valorizza le scelte coraggiose fatte in passato, ma è anche un passo importante verso l’utilizzo in proprio, da parte dello Stato, delle acque pubbliche di superficie. Un passo, inoltre, conseguente alla decisione del Gran Consiglio del 2010 di voler tornare a gestire le acque ticinesi attraverso le competenze dell’Azienda Elettrica Ticinese (AET). In questo modo il Cantone dimostra inoltre di voler realizzare gli obiettivi di politica energetico-climatica contenuti nei suoi documenti programmatici (Piano energetico cantonale (PEC), Piano Direttore e Linee direttive 2019-2023), che mirano a ottimizzare le produzioni di energia esistenti e a garantire la sicurezza di approvvigionamento tramite una maggiore produzione indigena.

 

Valorizzare la produzione indigena permetterà al Ticino, già realtà competitiva nel settore idroelettrico elvetico, di potenziare anche il proprio ruolo in un mercato sempre più impegnato sul fronte delle energie rinnovabili?

Il Cantone dimostra di voler assumere un ruolo sempre più centrale nella valorizzazione delle proprie risorse naturali, con l’obiettivo di incrementare la quota parte di energia elettrica da fonti rinnovabili e indigene, in particolare dall’idroelettrico. Volgendo lo sguardo al futuro, e considerata l’esigenza attuale di perseguire una politica climatica ed energetica volta a prevenire conseguenze negative per l’ambiente e i cittadini, è un aspetto vieppiù importante. In quest’ottica la sostituzione dei vettori energetici con un progressivo abbandono dei combustibili fossili, in particolare olio combustibile e carburanti liquidi, assume una funzione predominante e prioritaria. Nel procedere verso una società rinnovabile al 100% l’energia elettrica gioca un ruolo preponderante. Con la gestione, da parte dell’AET, degli impianti idroelettrici ad oggi ancora oggetto di concessione, essa potrà ampliare in maniera sostanziale il suo portafoglio di produzione e ottimizzare l’approvvigionamento elettrico cantonale riducendo la dipendenza dall’estero, soprattutto nel periodo invernale, e interagendo con le altre nuove energie rinnovabili (eolico e fotovoltaico) non programmabili.

 

Padroni dei nostri tesori, ed è certo una bella conquista, ma occorrerà poi avere i mezzi per “lustrarli” e garantirli efficienti a lungo. Detta in soldoni, serviranno investimenti sul lungo termine. Come verranno programmati?

Premesso che gli impianti esistenti godono di un ottimo stato di manutenzione, ciò che oltre a essere imposto dalla legislazione federale vigente è anche un vantaggio per gli attuali concessionari, occorre effettivamente adoperarsi per creare le migliori condizioni quadro per il futuro. Bisogna pertanto operare per ottimizzare le produzioni esistenti, garantendo un sostegno agli investimenti a lungo termine nelle centrali idroelettriche, sia nell’ammodernamento che nell’ampliamento (innalzamento dighe). L’obiettivo è quello di valorizzare la produzione indigena di energia elettrica da fonti rinnovabili, mantenendo nel contempo le competenze, i posti di lavoro e il valore aggiunto in Ticino e nelle zone periferiche. Al momento delle riversioni l’AET disporrà delle risorse finanziarie sufficienti per farsi carico degli investimenti necessari per il rinnovo degli impianti. La programmazione, sia a corto e medio termine, è già in corso e verrà adattata con le riversioni a seguire.

 

Il primo passo delle riversioni coinvolge gli impianti della Maggia I, le cui concessioni scadono nel 2035, seguiranno quelli di Blenio nel 2042 e Maggia II, nel 2048. Perché si deve decidere già oggi sul rinnovo o meno della concessione agli attuali gestori?

È un passo formale definito dalla legislazione federale vigente, più precisamente dall’art. 58a cpv. 2 della Legge federale sull’utilizzazione delle forze idriche. Con il messaggio dello scorso febbraio il Governo chiede pertanto di rifiutare la domanda di rinnovo della concessione e di far valere il diritto di riversione che lo Stato può esercitare, così da diventare proprietari degli impianti a fine concessione e gestire in proprio le acque, a beneficio di tutto il Cantone.

 

Come mai oggi lo Stato recupera gli impianti, e ieri (negli anni 50-60 del secolo scorso) ha soltanto partecipato con una quota minoritaria alla loro realizzazione?

La Costituzione delle Officine idroelettriche della Maggia SA, avvenuta nel 1949, è un esempio di collaborazione fattiva fra il Ticino e i Cantoni dell’Altipiano e le loro aziende elettriche: ai tempi il primo non disponeva né dei mezzi finanziari necessari per la realizzazione di opere monumentali né di un mercato in grado di assorbire tutta la produzione idroelettrica, mentre i secondi disponevano della forza finanziaria e della capacità di commercializzare l’energia idroelettrica, ma non dell’acqua. La forza idrica che rappresenta l’energia rinnovabile primordiale è stata un po’ bistrattata negli ultimi anni e solo ultimamente si è preso coscienza che l’energia idroelettrica è fondamentale per la politica energetico-climatica futura e, in particolare, per l’attuazione della strategia energetica 2050 della Confederazione.

 

Come valuta il panorama cantonale delle energie rinnovabili? L’attuazione del Piano energetico cantonale (PEC) prosegue con passi decisi. Necessita di una revisione, a suo giudizio?

Il PEC è uno strumento dinamico e come tale necessita un aggiornamento periodico, in particolare per quanto riguarda gli obiettivi. Rimangono inderogabili la riduzione dei consumi di energia e la promozione dello sfruttamento di fonti rinnovabili, ma anche la sicurezza, la diversificazione e la sostenibilità economica dell’approvvigionamento energetico. Data però l’attuale necessità di una politica climatica più incisiva, la conversione dei vettori di energia di origine fossile assumerà un ruolo prioritario. Occorre quindi riformulare e riorientare gli indirizzi, non tanto nella sostanza quanto nella loro incisività. Per quanto concerne la forza idrica, malgrado la produzione elettrica indigena e rinnovabile degli impianti idroelettrici esistenti abbia un potenziale di incremento limitato, è fondamentale creare le premesse per aumentare la possibilità di stoccaggio nei bacini di accumulazione esistenti, aumentando nel contempo la sicurezza di approvvigionamento invernale.

 

Quale ruolo dovrà esercitare AET in questo nuovo contesto?

L’AET deve continuare a essere il punto di riferimento cantonale per la produzione, il trasporto e il commercio dell’energia elettrica e dovrà contribuire al raggiungimento degli obiettivi strategici cantonali in materia di politica energetico-ambientale indicati nel PEC. Il suo ruolo è quello di creare valore aggiunto per il nostro Cantone, valorizzando inoltre le risorse rinnovabili del Ticino.

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